Siamo nel «Mugel selvoso» del Gianni Schicchi (1918) composto dal grande Giacomo Puccini. Siamo nella «mugellana arena» decantata dal favolista Luigi Fiacchi. Siamo nel cuore di quella placida eppur fervente, feudale eppure futuristica terra che da millenni è aperta al progresso e al cambiamento dei tempi, pur restando ancora oggi fiera delle proprie radici, gelosa della propria identità storica e culturale. Siamo al centro del Mugello, territorio nobilitato dalla «così semplice, antica grazia toscana» descritta nei Canti Orfici (1914) dal tormentato poeta Dino Campana, che di questi luoghi fu figlio. Siamo nel Mugello, terra di umanisti e di eruditi come Agnolo “il Firenzuola” e Giovanni Della Casa, di pittori e di scultori come “il Bacchiacca” e Adriano Cecioni, di filosofi e di religiosi come Antonio Cocchi e don Lorenzo Milani, la cui spiritualità ha diffuso in tutto il mondo il motto «I care», indiscutibile insegnamento di partecipazione e di passione, i valori in cui noi stessi crediamo.
Siamo nella patria del divino Giotto, il padre del concetto di spazio e di realtà dominante dal Medioevo all’epoca moderna. L’artefice di quella rivoluzione prospettica che ha consentito all’umanità di rappresentare le tre dimensioni del mondo visibile nelle due dimensioni della superficie pittorica. Siamo nella patria del Beato Angelico, discepolo e maestro, apostolo e profeta della religiosità artistica, dell’estasi e dei sentimenti, delle aspirazioni e delle paure umane. Impareggiabile interprete della grazia e della grandiosità del trascendente. Siamo in una comunità di persone che da secoli ha saputo stupire e primeggiare, in una “famiglia diffusa” che crede nella tenacia e nella solerzia, nella semplicità e nella sincerità, nell’assoluta libertà creativa e nel profondo impegno lavorativo. Equilibrare fantasia e concretezza, l’impulso emotivo e lo slancio inventivo con il senso del dovere e con lo spirito di sacrificio: è questa l’essenza della mentalità mugellana. Genio e regolatezza, originalità e stabilità. Siamo parte di una collettività stabilita e cresciuta sull’operatività e sulla dedizione, sulla devozione all’energia e all’efficacia, all’incisività e al rispetto della parola data. Essere “di campagna”, essere “di provincia” – anzi: volerlo essere – è un orgoglio, uno stimolo alla ricerca della perfezione, un incentivo alla competitività.
Come ripete spesso Marcello Bonini, fondatore e titolare di «Comunicazione e Immagine», per poter “pareggiare” le opportunità intrinsecamente offerte alle realtà cittadine e metropolitane dobbiamo «darci una mossa». Fronteggiare e superare imprevisti di ogni genere, viaggiare per giorni interi, andare a letto tardi e svegliarci all’alba, onorare impegni impossibili e dead-line disumane non ci spaventa. È la nostra routine, il nostro pane quotidiano. È la nostra scelta. Siamo a trenta chilometri da Firenze, la città più bella del mondo. La città più edificante del mondo, perché la sua storia, la sua fama e la sua fortuna dimostrano e insegnano la naturale compenetrazione e coesistenza fra duro lavoro ed espressione artistica. Il primo disciplina l’altra. La seconda rende virtuoso l’altro. Sublimato dall’arte, il lavoro si rivela e comprende se stesso in una prospettiva più elevata e meno strumentale. Fondata sul lavoro, l’arte si rivela e comprende se stessa in una dimensione più solenne e meno effimera. Il modo di creare dell’uno e dell’altra si compenetrano, si continuano e si completano a vicenda. È il fluire dell’arte nel lavoro e il rifluire del lavoro nell’arte. Ed entrambi confluiscono nella vita dell’uomo. È la concezione basilare per la nostra attività, per il modus operandi (ma anche vivendi) di «Comunicazione e Immagine». Siamo in Mugello, che certo è figlio di Firenze, ma al tempo stesso ne è padre perché è da qui, è dal nostro «Mugel selvoso» che ha avuto inizio la straordinaria saga di una delle dinastie più importanti d’Europa: i Medici. Famiglia eccezionale, esemplare nel saper associare di generazione in generazione la solidità commerciale con l’anelito alla bellezza. Famiglia formidabile, che nel Magnifico Lorenzo ha trovato il suo apice. Un uomo che nei suoi versi, composti più di mezzo millennio fa, ci è ancora d’ispirazione per non accontentarci mai, per guardare sempre in avanti, per applicarci al presente e trovare la giusta motivazione per costruire il nostro futuro:
Nostro solo è quel poco ch’è presente,
né il passato o il futuro è nostro tempo:
un non è più, e l’altro è ancor nïente.
Cogli la rosa, o ninfa, or ch’è ‘l bel tempo!
Lorenzo “il Magnifico”, Corinto (1464), vv. 178-184.
Trascorriamo più tempo nel nostro studio che a casa. Passiamo più tempo a contatto fra noi di «Comunicazione e Immagine» che con i nostri amici e famigliari. Questo, Ça va sans dire, è perché amiamo il nostro lavoro. Ma è anche perché amiamo la nostra sede. Concepita e realizzata nel corso degli anni “a immagine e somiglianza” del nostro credo operativo, unisce e concilia idealmente e fattivamente tradizione e attualità, praticità ed estetica. La riteniamo un luogo sacro. La consideriamo un nido, un rifugio, una fucina, un laboratorio, un toccasana per la mente. Trecento metri quadrati di nostra proprietà, spartiti su due piani, suddivisi in molteplici postazioni dotate delle migliori attrezzature professionali, in grado di permetterci di gestire qualsiasi incarico. La distribuzione open space dei vari uffici, fluida e articolata, garantisce e facilita comunicazione e condivisione, dialogo e scambio di idee. Ognuno di noi svolge mansioni diverse mettendo a frutto le proprie competenze. Ma tutti insieme partecipiamo agli stessi progetti. Tutti insieme ci assumiamo la medesima responsabilità, concorriamo al raggiungimento di identici obiettivi.
Il nostro studio è e resterà sempre a completa disposizione dei nostri clienti e dei nostri collaboratori. Si trova a due passi dalla stazione ferroviaria e dal centro storico di Vicchio. Nondimeno, è attiguo agli inconfondibili spazi naturali del nostro territorio: dolci declivi punteggiati di macchie alberate, immense distese di prati e di campi coltivati, scandite da tenute e da casolari sparsi. Uno scenario idilliaco, un paesaggio suggestivo e irresistibilmente rilassante inquadrato dalle nostre vetrate.
L’ambiente è stato integralmente e progressivamente ristrutturato nell’intento di coniugare il calore e la sobrietà del consueto arredamento rustico toscano con la leggerezza e la fruibilità del design moderno. Un crossover fra il focolare domestico e una galleria d’arte contemporanea. Pareti bianche alternate a pareti con mattoni a vista, colonne d’illuminazione in acciaio zincato. Tetto in lamelle di legno d’abete con copertura autoventilata. Pavimento con riscaldamento radiante. Il clima sempre piacevole ed equilibrato è fondamentale sia per noi sia per i nostri macchinari. Completano il tutto le collezioni di pittura e di scultura del proprietario Marcello Bonini, appassionato e scopritore d’arte fin dai tempi in cui frequentava l’Istituto d’Arte. Fra i pezzi raccolti spiccano quelli creati da Giuseppe Vittorio Scapigliati detto “il Toscanaccio” e da due collaboratori di «Comunicazione e Immagine»: Adriano Bimbi e Selena Maestrini.
Se si escludono istanti prodigiosi e singoli che il destino ci può donare, l’amare il proprio lavoro (che purtroppo è privilegio di pochi) costituisce la migliore approssimazione concreta alla felicità sulla Terra: ma questa è una verità che non molti conoscono.
Primo Levi, La chiave a stella (1978), cap. VII – «Batter la lastra».
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